XXXI Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana
Il consueto incontro di tutti coloro che hanno nelle sue radice Don Bosco, il Padre e Maestro della gioventù.
Con il tema: “Rallegratevi nel Signore sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi” (Fil 4,4) comincia il secondo anno del triennio di preparazione al bicentenario della nascita di Don Bosco. Quest’anno approfondiremo l’educazione come così come ci è stato comunicato da lui.
Sono 360 partecipanti venuti da 22 gruppi della Famiglia Salesiana: laici, giovani, suore e sacerdote, tutte con la gioia e la passione di portare Gesù ai giovani.
Dopo il saluto iniziale di D. Bregolin, Vicario del Rettor Maggiore c’è stata la preghiera, il Vangelo della gioia.
D. Juan Bartolome ha meditato il tema. Ecco un assaggio:
L’obbiettivo sarà quello di approfondire la sua proposta educativa: ciò che don Bosco ha inteso offrire ai giovani e il metodo che egli utilizzò per aprire le porte del loro cuore, per conquistare la loro confidenza,, per plasmare robuste personalità, dal punto de vista umano e cristiano. Concretamente – scrive – volgiamo avvicinarci al Don bosco educatore. Si tratta dunque di approfondire ed aggiornare il Sistema Preventivo.
Sembra però sottointese che la gioia nel signore è elemento essenziale del sistema preventivo, un sistema educativo che, all’insegna di don Bosco educatore, ci permette di offrire ai giovani il vangelo della gioia.
Tre particolare sono da tenere in conto nel brano Paolino.
1 – La ripetizione, rimarcata, del verbo rallegrasi all’imperativo identifica la gioia raccomandata come comportamento imposto
2 – Questa gioia la si deve vivere sempre e non saltuariamente, cioè solo se uno si sente bene o quanto tutto intorno va bene, ma senza pausa né eccezioni a tutti i costi.
3 – La gioia prescritta da Paolo ai suoi è da viversi “nel Signore”.
Per Paolo, la gioia può, anzi deve, essere sempre richiesta dal cristiano poiché prima gli è stata donata; quale “frutto dello Spirito”
Non è casuale infatti che, in greco, gioia (chara) e grazia (charis)( derivino dalla stessa radice: “gioia e grazia vanno insieme”. La gioia è la forma cristiana di vivere nella grazia, cioè di vivere riconciliati con Dio. Cristo é colui che determina, dirige, impone e rende possibile la vita del cristiano.
La comunità che riceve il mandato apostolico di gioire nel Signore è dunque una comunità provata, che conosce il dissenso interno e la persecuzione esterna, ma fedele all’apostolo e fedele al Signore. Cristiana è, dunque, solo gioia che può vivere nella pace e conviver con la prova.
Dio è Dio della gioia, pensava San Francesco di Sales. don Bosco, da lucido educatore cristiano, fece delle gioia “elemento costitutivo del sistema educativo, inscindibile dallo studio, dal lavoro e dalla pietà, il frutto per eccellenza di una autentica pratica della pedagogia salesiana. Don Bosco sapeva che i giovani tendono naturalmente all’allegria, hanno bisogno di divertimenti e giochi, ma per lui la vera gioia soltanto c’è in colui nel quale alberga la grazia.
Da questa convinzione nasce il progetto educativo. Il volumetto “Il giovane provveduto” era per lui una vera proposta educativa che i suoi primi destinatari avevamo cominciato a conoscere ed esperimentale, in esso, infatti, frutto della prima attività sacerdotale e letteraria di don Bosco troviamo lanciato il programma di santità giovanile, che egli ha concepito e formulato.
Il successo della proposta riflette la perspicacia educativa di don Bosco, che seppe mostrare non solo la piena congruenza tra pietà e allegria, vita di fede e vera felicità, ma insegno pure il cammino concreto per riuscirne.
Questo “metodo di viti cristiana” offriva, inoltre, alcune idee essenziali sulla spiritualità del prete educatore dei giovani, che era diventato già don Bosco.
Frutto e prova della carità pastorale di don Bosco è, dunque, un sistema educativo che ha “l’allegria tra i fattori primi”. L’allegria è per don Bosco “non solo ricreazione, divertimento, ma autentica, insostituibile realtà pedagogica.
Spunti per un’ulteriore riflessione:
1 – Si vogliano felici quanti si vogliano bene. La gioia imposta o agevolata è segno e proda di amore donato, d’amore proprio di apostoli educatori.
2 – La gioia, comandata dall’apostolo, facilitata dall’educatore. Il merito di don bosco, in paragone con Paolo, è che lui mise a disposizione dei suoi giovani un programma, a loro adeguato e un’esperienza quotidiana di santità gioiosa. L’apostolo può indire la gioia, l’educatore la deve fare possibile mostrandone il cammino.
3 – Una gioia da vivere sempre. L’educatore può ritenere di aver fatto un grande passo avanti nella sua pratica educativa quando ha fatto comprendere e, meglio ancora, sperimentare al giovane la differenza che esiste tra il piacere e la gioia.
4 – Solo nel Signore è possibile la gioia. Don Bosco mise, e difese, la pratica sacramentale come mezzo ordinario e indispensabile di educazione integrale.
Subito dopo hanno intervenuto 3 giovani Luca Leonardi, Eugenia Yasinska e Francesco Tacchini per fare delle domande al Rettor Maggiore per approfondire la meditazione.
Dopo cena è stata proposta la visione del Video della Strenna 2013 e il Buona Notte do don Chavez che ha spiegato la personalità di don Bosco come un mistico, profeta e servitore dei giovani.