Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto

    Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto

    Gv 1,11

    Gesù è Dio fatto carne: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” esseri umani, ma il Vangelo dice anche che “Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”, “suoi” significa “noi”, esseri umani, ma perché noi non lo accogliamo? E perché molte persone di quel tempo non hanno riconosciuto Gesù come Messia, Re e Salvatore?

    Cosa che ha accecato e cieca gli occhi degli esseri umani in modo che non vedessero Dio presente in mezzo a noi?

    Almeno tre cose rendono ciechi gli uomini, impedendo o rendendo difficile vedere nel bambino Gesù, il Dio, Signore, Re e il Messia atteso:

    La prima è la misura, si sono abituati all’idea di un Dio grande e quindi pensano che quel bimbo non possa essere Dio!

    La seconda è la fragilità, abituati all’idea di un Dio tremendamente potente, non si adattavano alla fragilità di un bimbo.

    La terza ragione della cecità degli uomini è la semplicità, perché l’attaccamento all’idea di un Dio che è solo spirituale, hanno impedito di riconoscere nell’umanità del bimbo il Dio incarnato. Non sapete che Dio è più di quelle idee che avete su di Lui?

    Perché davvero, Lui è grande, forte e Spirito, ma se Lui è Dio, può fare tutto, anche farsi piccolo, fragile e semplice, giusto?

    Ecco il Dio delle sorprese, come diceva Benedetto XVI: “Dio è sempre fedele nel mantenere le sue promesse, ma di solito ci sorprende nel modo in cui le adempie”. E così il Dio che aveva parlato attraverso i profeti che un giorno avrebbe mandato il suo Messia stava davvero mantenendo la sua promessa, ma in un modo che non corrisponde alle loro vecchie idee su Dio, perché in questa volta è apparso: piccolo, fragile e semplice.

    Questo attaccamento alle idee fisse causa purtroppo cecità spirituale: “Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”.  Tuttavia, questo non è accaduto solo nel passato, ma continua ad accadere nel presente, specialmente nell’Eucaristia, non è vero che l’altare di ogni Santa Messa, in qualsiasi parte del mondo, è anche Betlemme? E con le parole della consacrazione del sacerdote nella Messa c’è un nuovo “fiat” e che le sue mani come il grembo di Maria ci danno il bimbo Gesù nell’ostia consacrata?

    E noi? Siamo stati in grado di riconoscerlo nella piccolezza, nella fragilità e nella semplicità dell’Ostia il Dio fatto carne?

    Come partecipiamo della Messa? Com’è il nostro amore per la Santissima Eucaristia: corpo, sangue, anima e divinità di Gesù?

    Sia per i sacerdoti o per i fedeli, siamo zelanti che nessun frammento del santo corpo di Cristo vada perduto?

    Come disse San Cirillo di Gerusalemme: “attento a non lasciarne cadere qualche frammento a terra, perché sarebbe per te come perdere un membro del tuo corpo.

    Se le tue mani ricevessero dell’oro, non lo custodiresti con la più grande attenzione per non perderne nulla, per non esserne in alcun modo depauperato?

    Ancora più attento devi essere per non lasciar cadere alcun frammento di quel che è più prezioso dell’oro e delle pietre preziose!”

    Anche il più piccolo frammento dell’Ostia è Dio nella sua interezza, anche piccolo, fragile e semplice è totalmente il Dio fatto carne, e così la Santa Messa è per noi una scuola e un ospedale, luogo di apprendimento e di guarigione della cecità umana, per riconoscere la presenza di Dio anche nel piccoli, fragili e semplici cominciando da noi stessi, come ci dice papa Francesco nella sua lettera apostolica sull’anno di san Giuseppe:

    “Troppe volte pensiamo che Dio faccia affidamento solo sulla parte buona e vincente di noi, mentre in realtà la maggior parte dei suoi disegni si realizza attraverso e nonostante la nostra debolezza”. Perché nella piccolezza, nella povertà e nella semplicità che siamo anche lì Lui fa la Sua dimora e noi diventiamo la grotta dell’incarnazione e della nascita del Verbo Divino.

    Vogliamo chiedere lo Spirito Santo, affinché per intercessione di Maria, Madre di Gesù, possiamo essere guariti da ogni cecità e così riconosciamo sempre più il Verbo divino che si è fatto e continua a farsi carne in mezzo a noi: piccolo, fragile e semplice.

    P.Sostenes Monte 

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