Una giornata al Concilio
Vescovi di età e lingue differenti, provenienti da ogni angolo del pianeta, con alle spalle esperienze diverse: è la dimensione comunitaria della Chiesa vissuta prima di tutto come fraternità a costituire il cuore dei lavori del Concilio Vaticano II. Sono più di 2.500 i vescovi che dal giorno dell’inaugurazione partecipano alle congregazioni generali. Quasi la metà dei padri conciliari è pastore di una diocesi europea; sono, invece, 379 i vescovi africani e 300 quelli asiatici, quasi mille quelli delle Americhe: sono i successori del collegio apostolico, che a Roma lavorano fianco a fianco per affrontare questioni urgenti e complesse, per interrogarsi sulla vita ed il destino del popolo di Dio. Dall’undici ottobre 1962, data d’inizio del Concilio Vaticano II, fino alla celebrazione conclusiva, l’otto dicembre 1965, si tengono 168 congregazioni generali nel corso di quattro sessioni di lavoro, sempre in autunno, della durata di circa due mesi, sotto il pontificato di Giovanni XXIII e del suo successore, Paolo VI. Con navi, aerei e treni i vescovi arrivano a Roma da tutto il mondo: per giungere ai punti d’incontro e facilitare le lunghe trasferte, un servizio speciale di accoglienza è stato organizzato dall’ente provinciale del turismo. Ogni mattina alle sette i padri celebrano la messa nelle sedi dove sono stati alloggiati, senza la presenza dei fedeli, per poi raggiungere la basilica di San Pietro dove si riuniscono per discutere i progetti sottoposti all’esame del Concilio. La testimonianza di Monsignor Fausto Vallainc, Direttore dell’Ufficio Stampa del Concilio Vaticano II, raccolta 50 anni fa.
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Mons. FAUSTO VALLAINC-Direttore Ufficio Stampa del Concilio Vaticano II
“Innanzi tutto quando al mattino arrivano, moltissimi almeno, con i pullman e li si vede scendere pieni di dignità, vescovi con tanto di barba, sembrano dei ragazzini portati a scuola. Interessante è vederli quando sono seduti nei loro seggi, se si pensa che tutti o almeno la grande maggioranza vengono da palazzi episcopali, dove hanno sale di ricevimento, studi, e invece lì hanno ciascuno un piccolo scrittoio ribaltabile, con un inginocchiatoio ribaltabile e un sedile ribaltabile con un numero, quindi, sono designati più con il numero che non con il loro nome e soprattutto con la loro dignità”.
Durante le congregazioni generali i vescovi sono chiamati ad esprimere, attraverso votazioni, il proprio giudizio su ogni capitolo relativo ai singoli testi conciliari, documenti che, una volta approvati, disciplineranno materie specifiche: dalla riforma liturgica all’attività missionaria, dalla formazione dei sacerdoti all’apostolato dei laici. Il latino è l’unica lingua ammessa durante i lavori. Nel corso delle congregazioni generali i dibattiti assumono le caratteristiche di un vero e proprio dialogo tra punti di vista differenti, pur nello sforzo comune della ricerca della verità, ispirata dallo Spirito Santo. Alle dodici e trenta terminano i lavori ed i padri rientrano nelle rispettive sedi di accoglienza, dove il pranzo rappresenta un’ulteriore occasione per uno scambio di opinioni. A volte, durante le ore pomeridiane i vescovi trascorrono del tempo partecipando a manifestazioni organizzate appositamente per loro: escursioni a santuari, mostre o proiezioni cinematografiche allietano il soggiorno romano dei vescovi di tutto il mondo. Il gruppo nazionale più numeroso è quello italiano: per loro, in modo particolare, il sabato e la domenica, giorni di pausa dei lavori conciliari, costituiscono l’opportunità di tornare, sia pure per poco tempo, ad occuparsi delle questioni relative alle proprie diocesi. È la coscienza conciliare dei padri provenienti da tutto il pianeta a realizzare passo dopo passo il Vaticano II: situazioni sociali ed esperienze diverse, che nel corso dei lavori si scoprono complementari piuttosto che alternative.