Una Chiesa in dialogo
Una Chiesa in dialogo
di Giada Aquilino
Aprire un dialogo costruttivo con tutti, anche con coloro che sono lontani da ogni sentimento religioso. Questa l’esortazione di Papa Francesco ai vescovi della Repubblica Ceca, ricevuti in visita ad Limina. Dopo il saluto del cardinale Dominik Duka, arcivescovo di Praga e presidente della Conferenza episcopale ceca, il Pontefice ha consegnato il suo discorso nel quale ha sottolineato come, “per affrontare le sfide contemporanee e le nuove urgenze pastorali”, dal secolarismo al relativismo, fino ai “più deboli e più poveri di speranza”, sia “necessaria una sinergia tra il clero, i religiosi e i fedeli laici”. Il cardinale Duka:
card. Dominik Duka
presidente Conferenza episcopale ceca
“La Repubblica Ceca è realmente un centro di grande scambio, non solo perché ci sono molti turisti, ma anche per la varietà di uomini e di idee. In questo momento per la Chiesa c’è una nuova situazione di grande lavoro, con un dialogo a livello culturale, filosofico, teologico. La necessità è realmente quella di parlare, quindi un dialogo con la società”.
Il Papa ha pure ricordato il “lungo periodo” in cui la Chiesa locale è stata “oppressa da regimi fondati su ideologie contrarie alla dignità e alla libertà umana”:
“Dopo la caduta della dittatura comunista, per la Chiesa cattolica della Repubblica Ceca, allora Cecoslovacchia, è cominciata una nuova via per una piena ricostruzione, perché la Chiesa veramente ha sofferto per la dittatura: i vescovi furono imprigionati, la gran parte delle diocesi era senza presuli e non esistevano monasteri, scuole cattoliche e nessuna organizzazione caritativa”.
Oggi fiore all’occhiello della Chiesa ceca sono le circa 100 scuole cattoliche del Paese e la Caritas, impegnata con progetti non solo nazionali ma anche internazionali. La sfida ora è la famiglia, anche in vista del prossimo Sinodo dei vescovi:
card. Dominik Duka
presidente Conferenza episcopale ceca
“Il problema più importante è realmente un restauro e un rinnovo della famiglia, perché secondo il ‘manifesto’ dell’epoca comunista non esiste una famiglia, vista come una sfida della borghesia e del capitalismo. Per noi è interessante che la maggioranza della gioventù ha oggi un grande sogno della famiglia naturale e permanente”.