Sant' Imerio di Amelia
Un Ambrogio abate vissuto, sembra, nel sec. XII, scrisse per primo la Vita di Imerio, ma di essa rimane solamente il prologo. Esiste invece una Vita molto piú recente scritta dal vescovo di Amelia, Antonio Maria Graziano (15921611). Piú importanti sono una narrazione della traslazione delle reliquie di Imerio da Amelia a Cremona, avvenuta nel sec. X ed una raccolta di miracoli fatti dal santo nel sec. XII, composta quest’ultima da Giovanni monaco, contemporaneo ai fatti.
Secondo la Vita, Imerio nato nel Bruzio (odierna Calabria) fu prima anacoreta, poi cenobita ed in ultimo vescovo di Amelia, una cittadina in provincia di Terni, dove morì il 17 giugno di un anno imprecisato.
Liutprando (o Luizo), vescovo di Cremona (962-972), trasportò le reliquie di Imerio nella sua sede, prelevandole, verso il 965, “de oppido sancti Flaviani sito in episcopatu Imeliensi”. Rimaste poi sotto le rovine di una chiesa, furono ritrovate nel 1129 e sul sepolcro avvennero numerosi miracoli narrati dal monaco Giovanni, vissuto al tempo del vescovo Offredo (1168-1185). Nel 1196 Sicardo, altro vescovo di Cremona, pose il corpo di Imerio in un’arca di pietra con quello del martire Archelao e consacrò un altare in loro onore.
Imerio è sconosciuto agli antichi martirologi. Fu iscritto nel Martirologio Romano dal Baronio che ne prese l’elogio dal De Natalibus e dal Molano. Le notizie date dalla tardiva Vita sono tutt’altro che certe e completa incertezza regna anche sull’epoca in cui Imerio sarebbe vissuto, per la quale le ipotesi oscillano tra il IV e il VI secolo.
Nella diocesi di Cremona la sua memoria si celebra il 18 giugno.