Prendiamo in mano il Concilio
A poco più di due mesi dal cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, ci facciamo guidare nella riscoperta del valore di quel grande evento ecclesiale da alcuni testimoni diretti. Il cardinale francese Roger Etchegaray, 90 anni il 25 settembre, presidente emerito dei Pontifici Consigli Giustizia e Pace e “Cor unum”, ha potuto vivere il Concilio da vicino, come Perito, partecipando alle congregazioni generali ma anche alle riunioni dei piccoli gruppi.
Eminenza, che ricordi ha del giorno dell’apertura del Concilio, il giovedì 11 ottobre del 1962 ?
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ROGER ETCHEGARAY-Già Perito al Concilio Vaticano II
L’apertura del Concilio è stata un evento non solo per i Vescovi e per il Papa, ma anche per l’opinione pubblica. Bisogna spiegare infatti che un tale evento era piuttosto raro: infatti, il Concilio precedente, il Vaticano I, aveva avuto luogo quasi un secolo prima ed era stato interrotto dalla guerra in Europa. Al Concilio Vaticano II era presente prima di tutto il mondo religioso cattolico, ma non solo quello. Ricordo bene che c’era anche un piccolo numero di osservatori non cattolici: era un evento eccezionale che un Papa invitasse rappresentanti di altre chiese cristiane ad una liturgia propria della Chiesa cattolica romana. (…)
Quella stessa chiesa cattolica, il cui Papa aveva invitato così tanti Vescovi per parlare di quello che lui stesso definiva “aggiornamento”, cosa che ha fatto in modo straordinario, sebbene nemmeno lui sapesse bene come, perché ispirato e illuminato dallo Spirito Santo. Si è lasciato guidare dal suo soffio: il Papa non era più giovane, allora, e malgrado ciò ha osato aprire un Concilio veramente generale, universale.
E cosa ricorda della giornata della chiusura, l’8 dicembre 1965? Le attese e le speranze della Chiesa e del mondo erano state soddisfatte?
Vorrei ricordare proprio l’affermazione di Paolo VI, quando gli venne chiesto cosa avrebbe detto all’opinione pubblica parlando del Concilio che aveva concluso. Egli rispose: “E’ semplice: dirò che durante tutto il tempo del Concilio la Chiesa ha amato. La Chiesa ha amato Dio e ha amato gli uomini”. Per Paolo VI si trattava di mettere al centro l’amore, la passione del Vangelo, e questo vale anche per i suoi successori, compreso il Papa attuale, che amo molto, Papa Ratzinger, Benedetto XVI.
A cinquant’anni di distanza, cosa può dire ancora il Concilio ai giovani e ai cristiani di oggi?
Papa Giovanni Paolo II ha osato parlare del Vaticano II non come un evento del passato, quanto come una situazione attuale da vivere, anche se i tempi sono cambiati. E’ certo che, dal Vaticano II il mondo di oggi è cambiato e la Chiesa stessa, a causa di quell’evento, è diversa, ma sempre fedele alla grande tradizione di Cristo. (…)Giovanni Paolo II ha detto, quasi scherzando, ai fedeli che lo ascoltavano: “Questo Concilio lo avrete ancora per molto sulla vostra strada”: per fortuna ancora oggi! Non avendo ancora assimilato pienamente il Concilio, spero che, in occasione del prossimo anniversario, in ottobre, si possa fare ancora una volta il punto su quell’evento.
Benedetto XVI ha sempre definito il Concilio uno strumento di aggiornamento e rinnovamento in continuità con la Tradizione, e non di rottura con il passato…