Mess. Mons. Jonas Abib
La mancanza di perdono impedisce la grazia di Dio!
Il perdono e il benessere sono strettamente collegati. Il perdono è una condizione essenziale! Dobbiamo fare questa esperienza e dare la possibilità di aprire le valvole del cuore per “donare” il perdono. Tutti noi passiamo per delle situazioni dolorose che ci hanno segnato molto, quindi rimaniamo feriti. Queste sono situazioni che coinvolgono persone, istituzioni, eventi … Può essere anche che siamo rimasti male nei riguardi di Dio!
Vedete, questo di rimanere “risentiti con Dio” è come un grumo nelle vene dei nostri cuori: impedisce il flusso di sangue. Allo stesso modo, la mancanza di perdono impedisce la grazia di Dio.
Per molti di noi è difficile perdonare perché si tratta di toccare le ferite e si va a ricordare situazioni dolorose. Si tratta di aprire il cuore per rivedere la “spazzatura” della nostra vita. Sarebbe più facile non toccare per niente tutto ciò! Ma immaginate conservare una pattumiera piena di spazzatura per un mese dentro la tua casa! Nessuno potrebbe sopportare il fetore.
Questo è ciò che accade a noi, diventare persone difficili, forse le più difficile nella nostra casa. Sapete qual è la causa? I risentimenti e lamentele: la mancanza di perdono che ci portiamo dietro.
Così Dio ci vuole liberi. Vuole “ventilare la casa”. Tirando fuori la spazzatura mettendolo ai piedi della croce di Gesù, in modo che possa essere bruciato. Il luogo di questa spazzatura non è il tuo cuore, è la croce del Signore nostro Gesù Cristo. Non è il tuo cuore, ma è il cuore di Gesù.
Questo invito al perdono non è una imposizione. Potresti dire: “A parte tutto quello che ho, devo ancora perdonare?” No! Dio vuole darti la grazia di togliere dal tuo cuore tutto ciò che è spezzato.
Ricorda: Dio è amore! Siamo sua immagine e somiglianza. Pertanto, dentro di noi non può che restare l’amore e tutto ciò che ti aiuti ad amare. Ciò che è contrario all’amore è tossico, velenoso.
Siamo fatti per l’amore!
(Tratto del libro “Considerate come crescono i Liri” di Mons. Jonas Abib).