Le giuste “chiavi” del Concilio
È il 22 dicembre 2005 quando Benedetto XVI, Papa da otto mesi, affronta una annosa divergenza d’opinione che divide il mondo ecclesiale sul Vaticano II. Di fronte alla Curia Romana, il neo Pontefice si chiede: perché “la ricezione del Concilio, in grandi parti della Chiesa, finora si è svolta in modo così difficile?”. E risponde:
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BENEDETTO XVI
“Ebbene, tutto dipende dalla giusta interpretazione del Concilio o – come diremmo oggi – dalla sua giusta ermeneutica, dalla giusta chiave di lettura e di applicazione. I problemi della ricezione sono nati dal fatto che due ermeneutiche contrarie si sono trovate a confronto e hanno litigato tra loro. L’una ha causato confusione, l’altra, silenziosamente ma sempre più visibilmente, ha portato e porta frutti”.
Un dissidio irrisolto che vede contrapposti, in buona sostanza, quelli per i quali il Vaticano II rappresenta una “rottura” netta col passato della Chiesa, e coloro che invece ritengono che il Concilio abbia segnato, sì, un rinnovamento ma “nella continuità”. Benedetto XVI – che, giovane teologo, partecipò ad alcuni lavori dell’assise – ha sempre difeso questa seconda visione e ora, in suo sostegno, interviene il libro presentato di recente a Roma e intitolato “Le ‘chiavi’ di Benedetto XVI per interpretare il Vaticano II”, scritto da tre autorevoli studiosi – il cardinale Walter Brandmüller, il docente di teologia monsignor Nicola Bux e l’arcivescovo Agostino Marchetto – che ne spiega la tesi.
Arciv. AGOSTINO MARCHETTO-Storico del Concilio Vaticano II
“Molti dicono che è stata una polemica, un’espressione polemica, quella del Papa. Non lo è. È basata sulla scienza, sullo studio del Vaticano II, nel contesto di tutti i Concili. Allora, la nostra ispirazione si troverà specialmente leggendo l’introduzione – che è un po’ un manifesto – si capisce che siamo lì per sostenere da un punto di vista scientifico quella che è l’opinione, quello che è l’indirizzo del Papa”.
Tra chi sposa “l’ermeneutica della discontinuità”, vedendo cioè solo il nuovo corso del Concilio, e chi se ne è distaccato da decenni isolandosi in un arroccato rifiuto c’è un abisso ma anche, in fondo, uno stesso problema: la mancanza di una “visione d’insieme”, nella fede, di ciò che fu ed è il Vaticano II. Ed è proprio il pericolo di una rottura tra Chiesa pre e postconciliare, ribadisce mons. Marchetto, che il Papa vuole evitare e che il libro intende dimostrare, sottolineando che il cammino della Chiesa va inteso nel senso della comunione.
Arciv. AGOSTINO MARCHETTO-Storico del Concilio Vaticano II
“Già la posizione del Papa nel 2005 ha creato una svolta, certamente. Cioè, tutti coloro che desiderano approfondire il pensiero del Papa hanno certamente elementi storici validi, elementi teologici per portare avanti questo pensiero e questa visione di riforma nella continuità. Anche se è vero che ci sono delle continuità e delle discontinuità a vari livelli, come ha detto il Papa stesso. Ma ciò non vuol dire che prevalga e sia giusta la posizione di coloro che, ideologicamente, vedono solo la novità e cassano fondamentalmente il Concilio che è Sinodo, che è ‘insieme’”.