La Quaresima: cammino verso la Pasqua: “Ecco saliamo a Gerusalemme”

    La Quaresima: cammino verso la Pasqua: “Ecco saliamo a Gerusalemme”

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    La Quaresima è il tempo liturgico tutto orientato verso la Pasqua del Signore, che ha avuto fin dalle origini del cristianesimo un’importanza unica nella vita della Chiesa. All’inizio abbracciava il “triduo sacro” che si estendeva dal Giovedì santo fino alla domenica di Risurrezione, passando per la grande notte del Sabato santo, riservata al battesimo, il sacramento che ci innesta in Cristo. Dal secolo IV in poi si giungeva al traguardo pasquale percorrendo un cammino di preparazione fatto di quaranta giorni di digiuno e di forte impegno ascetico. In seguito, nella pietà popolare si aggiunse il Mercoledì delle ceneri, giorno di digiuno, caratterizzato dell’imposizione delle ceneri, nel quale tutti i cristiani si riconoscono peccatori, bisognosi di perdono e di esperienza rinnovata dell’amore di Dio da ridonare al prossimo, specie a chi soffre ed è nel bisogno.

    Perché la Quaresima ha la durata di quaranta giorni? Si riallaccia alla tipologia biblica dei quaranta giorni del diluvio universale, dei quaranta giorni passati da Mosè sul Sinai, dei quaranta anni del popolo ebraico nel deserto, dei quaranta giorni vissuti dal profeta Elia prima di giungere all’incontro con Dio sull’Oreb, dei quaranta giorni di penitenza degli abitanti di Ninive, dei quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto prima di dare inizio al suo ministero pastorale… E’ un tempo segnato dalla preparazione dell’uomo all’incontro con Dio: tempo prezioso per una vera conversione del cuore di ogni credente; un cammino di rinascita spirituale che coinvolge tutta la Chiesa, comunità di penitenti aperti al dono dello Spirito, per raggiungere Cristo nel suo mistero di morte e risurrezione. E’ un tempo che ha valore didattico. La Quaresima, infatti, è il tempo della fuga dal male e dal peccato, come per gli uomini del diluvio; tempo di prova e di grazia, come per Israele; tempo di preghiera, come per Mosè ed Elia; tempo di penitenza ad imitazione degli abitanti di Ninive; tempo di digiuno per fare la volontà del Padre, come Gesù nel deserto: “non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4).

    Sullo scenario quaresimale, tuttavia, è la croce di Cristo che deve dominare. Bisogna guardare da vicino il Crocifisso: è il Figlio di Dio, Colui che si è fatto nostro fratello, Colui che si dona sulla croce per obbedire al Padre e per salvarci. E’ la croce di Cristo la sorgente di ogni salvezza. Ognuno di noi è chiamato a “compiere ciò che manca a questa sua passione” (Col 1,24), piantando la croce nel cuore della nostra vita. E’ lo sguardo rivolto alla croce che ci libera dall’uomo vecchio e ci fa rinascere ad una nuova vita, quella di “figli di Dio”; è lo sguardo contemplativo al volto di Cristo umiliato, vero “servo del Signore”, senza apparenza né bellezza per attirare i nostri guardi, che ci apre il cuore e ci introduce nella sua intimità ed amicizia.

    Ma quali le pratiche quaresimali che ci aiutano in questo cammino?
    – La preghiera umile e fiduciosa deve ritmare il nostro tempo: è il grido del cuore penitente più che il suono delle labbra a nutrire il dialogo con il Signore, in un rapporto di amore. Con la preghiera permettiamo al Signore di venire a saziare la fame più profonda che sperimentiamo nel nostro intimo: la fame e sete di Dio.
    – Il digiuno come impegno ascetico e non come “misura terapeutica per la cura del proprio corpo” (Benedetto XVI). Esso deve radicarsi in un atteggiamento interiore e insieme tradursi in gesti concreti: rinuncia al peccato, ma anche alle frivolezze della vita (sobrietà nel cibo, evitando parole vuote, giudizi sul prossimo, TV, film,…..). Al cuore della vita cristiana ci deve essere la lettura della Parola di Dio per approfondire la fede, la lectio divina che ci fa assaporare la sapienza delle Sacre Scritture, la sapienza di Dio, il mondo, la storia e l’anelito dell’umanità e ci apre il cuore alla novità e a ciò che è cercato dall’altro.

    – La carità fraterna che si apre all’aiuto verso il prossimo più bisognoso di noi: quanto è sottratto al corpo e alle comodità con la rinuncia, è donato ai fratelli per un movimento di amore. Per Sant’Agostino “le due ali con cui la preghiera si innalza verso Dio sono il perdono delle offese e l’aiuto offerto al bisognoso”. Questi gli impegni della nostra Quaresima, senza dimenticare che nulla riusciamo a fare senza la grazia di Dio e con lui riusciamo a compiere tutto.

    In conclusione, la Quaresima è il tempo ideale “per allontanare tutto ciò che ci distrae lo spirito e per intensificare ciò che nutre l’anima all’amore di Dio e del prossimo” (Benedetto XVI). Per tutti noi questo è il modo migliore per prepararci a partecipare pienamente alla gioia della Pasqua del Signore.

    zevini don Giorgio Zevini,sdb

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