Il “Papa buono”

    Il “Papa buono”

    di Barbara Castelli

    Un Pontefice che cercava il suo popolo, un pastore che con dolcezza e semplicità è andato incontro alla gente nelle borgate, nelle carceri, negli ospedali. Il prossimo 27 aprile l’albo dei santi potrà annoverare anche Angelo Giuseppe Rocalli, Papa Giovanni XXIII. Nato il 25 novembre 1881 a Sotto il Monte, piccolo borgo del bergamasco, figlio di poveri mezzadri, fu chiamato, allo scoppio della prima guerra mondiale, come cappellano militare. Inviato in Bulgaria e in Turchia come visitatore apostolico, nel 1944 divenne Nunzio a Parigi, per essere poi Patriarca di Venezia nel 1953. Il 28 ottobre 1958 salì al soglio pontificio, come successore di Pio XII, conquistando tutti per i suoi modi affabili e per la straordinaria capacità di promuovere il dialogo tra le persone, nella verità e nella libertà.

    Giovanni XXIII
    24 ottobre 1961
    “E’ più importante, per chi si trova al posto mio, saper tacere che saper parlare e parlare con misura, parlare con garbo, parlare con rispetto per tutti gli altri. Si dice: il Papa rappresenta il governo, diciamo la direzione della Chiesa cattolica, ma, se andate a fondo, se credete nel Vangelo e se ritenete che sia degno di rispetto, anche per l’esperienza di venti secoli, non si può negare che il compito del Papa non è chiuso unicamente a quelli che hanno la professione cristiana, e cattolica particolarmente, ma il cuore suo deve espandersi, se rappresenta nostro Signore Gesù Cristo evidentemente lo deve rappresentare in tutto”.

    I suoi oltre 4 anni e 7 mesi di pontificato sono ricordati soprattutto per l’indizione del Concilio Vaticano II, “fiore spontaneo di una primavera insperata”, che ebbe l’obiettivo di aggiornare la dottrina, la disciplina e l’organizzazione della Chiesa cattolica, per avvicinarsi alla civiltà moderna.

    Giovanni XXIII
    “La nostra vita è pellegrinaggio. L’ho detto: siamo fatti per il Cielo. Ci soffermiamo un poco qui e poi riprendiamo la nostra strada. Nel riprendere la nostra strada il cuore si apre, ha grande confidenza: sempre Gesù in alto, sempre Maria la nostra mamma, la mamma nelle nostre famiglie, la mamma nelle ore tribolazioni, la mamma nelle ore dei successi, sempre Lei, sempre Lei”.

    Autore, tra l’altro, delle Encicliche “Mater et magistra”, che sviluppa la dottrina sociale della Chiesa, “madre” di tutti, cristiani e non cristiani, e della “Pacem in terris”, dove il Papa affronta i temi della pace, dell’unità tra i popoli e della solidarietà in vista di “un nuovo ordine di rapporti fondato sulla verità, costruito secondo giustizia, animato dalla carità, posto in atto nella libertà”, il beato Giovanni XXIII non si risparmiò nelle visite alle parrocchie di Roma, nella vicinanza ai carcerati e nell’attenzione per i più piccoli, sempre nelle sue preghiere.

    Giovanni XXIII
    24 ottobre 1961
    “Sapete che c’è modo, recitando il rosario, per il Papa di ricordarsi di tutto il mondo. Sapete dove metto i bambini, per esempio? I bambini, non solamente i figli dei cattolici o dei non cattolici, ma tutti quanti i bambini. Quando sono al terzo mistero, davanti a Gesù che nasce, appare bambino, e inizia quello che è il grande compito dell’unione della divinità con l’umanità, del Cielo con la terra, io recito dieci Ave Maria e le dico per tutti i bambini che sono nati nelle 24 ore prima che cominci il mio rosario. Quindi, è una piccola confidenza, appena un bambino nasce, quello ha la preghiera del Papa per sé”.

    Morto il 3 giugno 1963, Giovanni XXIII fu un uomo dotato di straordinaria umanità. Con la sua vita, le sue opere e il suo sommo zelo pastorale cercò di effondere su tutti l’abbondanza della carità cristiana. “Dio non guarda alle molteplicità delle azioni – diceva – ma al modo in cui si fanno”. Ecco un suo messaggio natalizio

    Giovanni XXIII
    “Vorremmo soffermarci al desco dei poveri, nelle officine del lavoro, nelle aule dello studio e della scienza, al letto dei sofferenti e degli anziani, ovunque sono uomini che pregano e soffrono, lavorano per sé e per gli altri, lavorano con animo grande, in esercizio e disciplina della mente, del cuore, delle braccia. Desidereremmo posare la nostra mano sulle teste dei piccoli, guardare negli occhi i giovani, incoraggiare i papà e le mamme al proseguimento del quotidiano dovere. A tutti vorremmo ripetere le parole dell’Angelo: vi annuncio un grande gaudio, è nato per voi il Salvatore. E continuare con le riflessioni di Sant’Agostino: Cristo è nato e giace nel presepio, ma regge il mondo; è avvolto di poveri panni, ma ci riveste di immortalità; non trovò posto nell’albergo, ma vuole farsi un tempio nel cuore dei credenti. Accendiamo, dunque, la carità, affinché possiamo pervenire alla sua eternità. Questa è la realtà del Natale e questa auguriamo a voi piena e gioiosa”.

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