Giovanni Paolo II leader religioso che promuove il dialogo

    Giovanni Paolo II leader religioso che promuove il dialogo

    Secondo me per capire Giovanni Paolo II dobbiamo partire sempre dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Se noi stacchiamo Giovanni Paolo dal Concilio, non lo comprendiamo più. Ora il Concilio ci ha dato un documento sulla liturgia, ci ha dato un documento sulla chiesa è già abbiamo parlato di questo come il papa abbia costruito la chiesa attraverso la celebrazione attraverso le visite, attraverso il proprio corpo.

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    Ma il Concilio ci ha dato anche un altro documento che si chiama la “Gaudium et Spes” cioè il dialogo con il mondo. Noi cristiani forse fino a ieri, abbiamo pensato di essere i più buoni e gli altri sono i cattivi. La “Gaudium et Spes” ci ha insegnato che dobbiamo considerare il bene che c’è nella società, dobbiamo considerare che ci sono “i semina verbi”, cioè ci sono elementi di Dio anche in altri popoli, anche in altre religioni, e che dobbiamo apprezzare da qui dobbiamo anche imparare, cioè il dialogo. Ecco perché Giovanni Paolo II promuove questo. Non comprendiamo lo spirito di Assisi se non leggiamo questo documento del Concilio. Giovanni Paolo II non ha fatto altro che attuare questo documento, cioè dobbiamo dialogare, dialogare con tutti.

    Io ricordo una volta ero stato in India è il “chofer” della Nunziatura ci ha portato fuori, e quando siamo stati fuori era l’ora di pranzo gli abbiamo detto detto venga a pranzo con noi, e lui ha detto: non posso perché era credente di Bisnu. In India hanno il politeismo e ha detto io per nove giorni posso solo bere il latte e basta. Noi occidentali, io che abbiamo sempre considerato il politeismo, come qualche cosa di secondario, come qualche cosa di primitivo, questo invece mi ha molto colpito. Questi danno esempio a noi cristiani. Ecco Giovanni Paolo II e il dialogo con le altre religioni si capiscono leggendo il Concilio.

    Noi dobbiamo trovare negli altri, anche se non hanno la nostra fede quegli elementi di bontà. Se Dio è amore e se troviamo amore negli altri, troviamo una certa presenza di Dio e quindi dobbiamo dialogare, dobbiamo confrontarci. È lo spirito che ha portato Giovanni Paolo II all’incontro di Assisi nel 1986. E adesso c’è il 25° di Assisi. Quindi lo spirito di Assisi rimane qualche cosa di solo spirituale se noi non lo attuiamo nella nostra vita. Ciascuno di noi deve imparare da Giovanni Paolo II adesso ha tradurre nella vita quello che lui ha fatto.

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